Categoria: poesia

invincibili

Con la mano sfioro il tuo viso,
proteggi il mio palmo, colmi ogni distanza,
mi sottrai lo sguardo da vedere
come dove vado non sono io solo un io;

è questo mio dire che odia odiare
e ama l’amaro silenzio dell’attesa,
e il sentiero che mi accompagna
è segno di una parvenza alla tua luce;

guardami e guardate, siate e sarete,
andate e andiamo, ora vado come il cieco
a cercare baluardi di pietra e porose
lingue di baci sconfitti e caduti;

posso ridere e iniziare a seguire
quegli anni che sono, angeli in disarmo,
consumate le ali, bruciate le carte,
le scritte che tornano buio e fumo;

e il fuoco è il ricordo, di cosa
che non guarisce l’ustione,
acre e misericordiosa d’una prigionia,
limpido rimane solitario il dolore;

io so, e non vedo, e non sento,
ma non mi cura ora e mai il manto
di piume, bianche e dimenticate,
langui e antiche, leggere e deboli;

sono io la più piccola delle ombre,
che sfugge e scompare, solleva e stende
un lucore di maternità, la pena di chi parte,
lacrima che sorride e mi salva, è questo:

sangue da spine, fiori di unghie,
radici e mute propaggini che ballano,
al vento le foglie vessilli, dai rami
fruste, scosse, rapida e spietata la pioggia.

Erranza

Fammi raccogliere foglie,
quelle cadute, invisibili e senza ricordo
– della terra e del cielo.

Ecco nel guscio delle mani,
nelle dita serrate e richiuse, aspettare piovere
– da ogni cielo.

Un giorno sarà fatto d’acqua, un giorno
un vuoto d’aria, poi dal profondo
una gemma, un viaggio verso il cielo
– fammi capace di seguire.

Sia

Che tu ci sia
e ci sono le foglie in strada
mancanti dei margini,

nelle ore dei giorni
le ricama
un vento di macchine,
le ricama
e non s’avvede
che tu sia tra loro;

ti avevo nei dorsi
delle unghie,
avevo questo così
chiamarti nel nome
e non m’ero fatto
contento di saperlo dire;

vicino era come era
un saluto dimesso,
un caro sentire
tenuto in disparte,
pieno di sogni
e di perline cadute;

chinato a raccolta
prego gentile
che tu sia
tra me e la terra
goccia che
mi sorprende.

Dardo

Nella schiena piegata
schiere di vertebre
s’inarcano senza dardi incoccati
e le ricurve coste del petto
non hanno approdi
ma una freccia misera
dalla punta di rossore
nel vertice basso della goccia
si svuota per chi abbia un calice
colmando le mani se si chiudessero
in un mestolo di sete e d’acqua.

Perimetro

Ti sembrerà di non aver avuto mai sonno ,
se dormendo sentirai che non ci sono più vele a serbare il vento ,
prova a tenere insieme i sentimenti di vetro ,
una lanterna spenta al mattino , le maglie d’un abbraccio ,
le frasi mozze , i miscugli di parole ,
scritture di solchi e di trincee , dove tutti sono pronti ,
come plotoni , mani a tenere distanze , occhi a creare bersagli ,
sangue a fare barricate , in perimetri vuoti , che non contengono .

Proverbio

Mi stancherei volentieri a camminare ancora,
sarei silenzioso a seguire il sentiero,
come se fosse solo un altro giorno e non domani,
che se sapessi dove mi portano i passi
una delusione mi si leggerebbe di stanchezza;
è stato quando avevo la dimenticanza negli occhi
che ho dismesso il riso dal volto,
le mie anime, una a una, mi hanno abbandonato,
ed è stato lo scivolare via da me a farmi uomo;
ora che lavoro, quando mi fermo, sento
che ci sono fatiche più di altre,
la diversità è diventata differenza,
i differenti temono per la loro vita,
mancano segnali e i sentimenti decadono;
per me vale tutto una maglietta bianca,
con disegni di figlia con mani di bambina,
colori che nei miei anni di perdizione
sono stati un nido folle per una vita da padre.

Qualcosa

Non dimenticarti di tornare;
sarebbe come perdere qualcosa,
senza saperlo,
mentre qualcuno aspetta te
e di quello che sapeva
non ha perso nulla.

A vicenda

Dove si nasconde, dove,
in questa rivolta di memorie
la separazione tra due certezze,
la mia, la tua,
e non sappiamo avere
una sola verità che valga
come uno scudo sollevato;

nelle nostre vicende,
siamo entrambi una prigione
e siamo in fuga da tutti
e abbiamo come vissuto un volo
e cadendo e in attesa
sappiamo infine come non avere
alcuna protezione tra di noi.

Dispersione

Dovessi dire un respiro
sarebbe la parola un soffio,
col vento che ha molte voci
e la canzone una gola,
sarebbe un saluto pronunciato
fra le tue labbra, per la mia bocca
un riparo da ogni dispersione.

Fieno

Se non ci fosse il tempo
non ci sarebbe dolore,
nei pugni chiusi le mani
sarebbero vuote, non come ora
impazienti e piene di peccati;
si può credere non sia così tardi,
che si possa ancora cambiare,
come avere un niente su cui gettare
l’anima, da giaciglio a serto di foglie;
ma senza motivo si colmano di figure
anche le nuvole più schiette,
scrivono storie per chi solleva il capo,
amando poi dissolversi dal cielo
alla terra, quando lo sguardo
si posa sui campi e grigio di freddo
e di fretta l’ultimo uomo procede da sé
verso casa; si colmano così le distanze,
si contano così passi e rintocchi,
dal cuore che dice come per questo giorno
possa bastare avere nostalgia, anche se
questa è lontana come un taglio secco lì
sulla terra, che col tempo, sì col tempo, si
rimarginerà col fieno d’un’altra stagione.