Categoria: poesia

Portami vita

Portami vita
in cambio di niente,
l’aria è quanto una luce;
chi sorge si sveglia
anche se è sera;
chiede una voce:
chi è che chiama
un saluto?
nessuno sa nulla;
allora chi tace
conosce le cose;
nascosto alle mani
scende un frutto
dal ramo d’un braccio,
si tende e si offre:
come possiamo
credere ancora?
portami via,
lascio portarmi,
questa è una vita.

Precursori

M’inquieta l’aver calcato i passi
di chi non sapeva essere precursore,
in questo procedere a piedi
dal tallone alla punta si lascia un’ombra
di sé che avanza e che disegna una terra,
per chi ogni impronta è un seme di viaggio
e le braccia quei mulini che fanno vento
quando il petto impunito si gonfia;
è allora, a ogni giro dove si piega la strada,
che accorrono in me i pensieri di tutto,
il disincanto e le visioni del tempo,
i pomeriggi a guardare in alto, se oltre il cielo
le nuvole fossero messaggere di pioggia
e le mie ore infiniti cerchi già percorsi.

Paesaggi di ombre

Passa da qui il mio debito,
lo sono questi paesaggi di tempo,
e questo come altri non si estingue,
allora è un fuoco, che brucia lento,
che fa ombre come isole,
con il mare che brucia e non si spegne
e chi deve pagare fa un passo di brace:
nelle sue scarpe pietre rosse,
nell’incedere intravede cenere,
non allevia chi di lato insegue,
e chi sarai tu domani se il sole
un punto d’uomo avrà sotto i piedi?

Farne parte

Le molte volte che sono stato cieco
ho scoperto quanto era lunga una volta sola,
che si può pensare e vedere nel buio
fino a farne parte
e che l’incontro di due mani
è come un’ignota carezza di luce.

Cedevole

Le cose che cedevoli vedevo di me
erano sfuggenti e non si chiedevano
come una mano sul vetro avesse
il potere di lasciare un messaggio
che prima di sparire rimanesse lì
fermo come una stella morente.

incorporea

Ecco questa storia
che non è tutta una vita – mai potrebbero
come una prigione
catene vincolare polsi e caviglie
che già così poco trattengono.

Ecco il volto rivelare
quanto l’angustia non può tradire
perché incorporea in presenza d’altri.

E le speranze sono tutte
nelle mancanze silenziose
quando piana la polvere si ferma.

E non sono immagini
ma re e servi dello stesso regno
dove sono anime a intercedere.

E scende una grazia
di scale che solo salgono
da aspettare niente.

Lima de Freitas, Lote

Lima de Freitas.

Quando una volta

Quando una volta è la pioggia
a trafiggere l’aria
quel che accade è sempre un modo
di fare d’una palpebra un cielo;
su questa terra grezza e offuscata di caligine
ho tradito i giorni di quando al sole
coprivo d’ombra la fronte;
al riparo dall’accecante forma delle cose
sono mortale se il tempo mi giudica;
a questo domani presto dal mio fianco
la voce e chino su di me
medico nel petto questo mio respiro.

Stupore

È con me lo stupore dell’assassino, quando su queste labbra
appare ombra e superstizione
l’ora che sovrappone il sé alla distinzione, di noi
le ore che seguono e che fanno ruote di tempo,
dell’inesistere.

cof

L’universo (per i figli)

Lo conosci l’albero che non cade,
solo le foglie lascia andare, che nei rami
insegna come ogni destino si biforca,
sempre sa solo crescere o morire,
che ci sono pesi di frutti e altri nei semi,
i primi che nutrono e gli altri
che germinare li porta a seguire due vie,
una che cieca scende nella terra,
come sale invece di verde l’altra,
verso un cielo senza che s’impiglino
nuvole negli sterpi più ardui e perfetti,
di questo sia la tua richiesta di vita,
in quello che conoscerai è l’universo
a fare il sapere e tu a essere sempre
non meno di me e dell’infinito.

Condizioni

E quando avessi bisogno di te,
come, come potrei fare?
ci sono striature di questa storia
che non si possono vedere; allora,
come, come potrebbe tutto essere ancora?
e se fosse ancora possibile un ricordo,
come, come potrei dimenticarlo?

Ci sono delle striature che restano
di sangue pisto e nere di terra, come,
come un suolo crepato di sete;
lo sapevo e non lo capivo,
come, come la rassegna degli errori
m’avesse fatto eresia nelle vene;
avrei voluto scrostare la ruggine
dal ferro che una all’altra saldava le cose;
le ossa ridevano malferme e di calore
e bruciano ancora come legni rubati;
il dolore più grande è dell’abbandono,
è per me, che l’accolgo senza condizioni,
una scelta essere per sempre indifesi.